Chi sono?

Non sono certo un uomo pubblico che ha una importante biografia. Potete, quindi, anche saltarla. Comunque sono nato a Torino nel 1930 da una famiglia borghese. Non ho grandi ricordi dei miei primi anni di vita. Allora abitavamo a Torino, in città. Rammento il mio primo giorno di scuola ed il trauma di dover lasciare la mano di mia Madre per quella della maestra Carbonero, una gran donna dai capelli grigi . La mia classe era formata quasi completamente da figli di proletari, mentre io ero un signorino con la pinzetta nei capelli per disciplinare il ciuffo,e, naturalmente, venivo preso in giro dai miei compagni.

Quando avevo 10 anni scoppio' la guerra e mio padre, con gli ultimi soldi di quando eravamo benestanti, comprò una piccola proprietà in collina con una casa civile ed una rustica, con vigna ed un pezzo di bosco. Per un ragazzo, era un paradiso! Vivevo una vita libera e giravo tutte le colline con il cane Wolf, il mio miglior amico! Per andare a scuola a Torino, facevo trenta km in bicicletta , e, sovente, sotto i bombardamenti, ero costretto a ripararmi in qualche depressione del terreno. A casa, poi, non trovavo amici, perché i ragazzi della mia età erano tutti contadini che lavoravano nelle stalle e nei campi.

Così divenni un solitario, e le uniche donne con cui avevo rapporti erano mia Madre e mia sorella. Dopo la guerra frequentai il liceo scientifico, benché fossi bravo nelle materie letterarie ed un asino in quelle scientifiche. Iniziai anche a fare l’aeromodellista (il germe del volo mi aveva già contagiato!). Quando compii 20 anni, mia Madre, che amavo molto, morì, ed io feci domanda per l’Accademia Aeronautica di Nisida (Napoli).

A 25 anni ero sottotenente pilota alla Sesta Aerobrigata di Ghedi (Brescia), allora il fiore all’occhiello della Aeronautica italiana.


In tuta anti-G a Ghedi nel 1957

L’aereo su cui volavo era il famoso F84F Republic, americano, l'oggetto che più ho amato nella mia gioventu' e che mi ha consentito di essere tra i primi piloti supersonici italiani, ma ha causato parecchi morti tra i miei colleghi.
Ci ha provato anche con me, ma sono stato piu' fortunato di altri.

(fai click sulla foto per leggere l'articolo che fu pubblicato sulla stampa locale)

A 29 anni sposai una brava ragazza conosciuta nell’ambiente aeronautico con la quale ebbi 4 figli (che mi dettero poi 5 nipoti). Purtroppo il nostro matrimonio fu l’unione di due persone impreparate a questo passo, che, vent’anni dopo, si separarono, pur mantenendo rapporti più che buoni. A 40 anni lasciai l’Aeronautica per l’Alitalia e mi trasferii a Roma.

Mi accorsi allora che l’ambiente degli aeroporti militari era ghettizzante, perche' gli echi della società civile, umani, politici, culturali, mi erano giunti, negli anni, troppo affievoliti. Con l’Alitalia girai il mondo, cosa che mi consenti’ di toccare con mano le enormi ingiustizie sociali che lo dividono in nazioni ricche e povere.

Ora vivo a Roma, a Casalpalocco (4 km. dal mare), dove andai ad abitare con Anna, il mio primo amore, che avevo ritrovata per caso. Con Lei, visto che nel nostro Quartiere non c’era nulla (o quasi) che avesse attinenza con la socialità, il vivere comune, il crescere insieme, abbiamo fondato (con una dozzina di altre persone che però si sono perse per strada), il Centro Sociale Polivalente che, dopo 35 anni, è ancora attivo e lotta, in un ambiente difficile, per dare al Quartiere (ed a quelli contigui) un minimo di socialità, di condivisione.

Anna: siamo insieme da 37 anni.

La persona che ci aiuto' molto a darci motivazioni, fu Pasquale Ranghelli, presidente dell’Associazione Pane e Rose che combatteva le diseguaglianze sociali e che - con l'iniziativa Sahara verde - scavava pozzi per l’acqua in Ciad, la più povera tra le nazioni africane, per chi, da sempre, aveva bevuto acqua fangosa e putrida.

Alcuni video presenti su Youtube di Sahara Verde.
I video, una volta partiti, possono essere allargati a schermo intero (quadrato in basso a destra).
L'ultimo video in basso a destra e' il piu' lungo ma e' privo di audio

Ricordo ancora (ho visto il filmato), la perforazione del primo pozzo a 50 metri di profondità e la misera popolazione schierata attorno, compreso il più vecchio della zona al quale toccò il primo bicchiere di acqua pulita, e ricordo le sue lacrime quando bevve. Questo episodio, (e non solo questo), unito alla constatazione che meno del 10% della popolazione mondiale possiede l’80% delle ricchezze totali, e che molti capi di aziende hanno paghe 200 (e più) volte superiori a quelle di un loro operaio, mi hanno sconvolto, come penso dovrebbero sconvolgere chiunque abbia apparati sensitivi umani, e mi hanno spinto a prendere posizione, come risulta dai miei articoli.

Con Anna poi, donna infaticabile, nel tempo abbiamo adottato, (idealmente!) una coppia, Emanuela e Salvatore e poi i tre figli che hanno avuto, e con loro abbiamo una bellissima amicizia.

Salvatore e Manuela (in basso) con i figli (da sinistra) Alice, Gabriele, Sara (ragazza di Gabriele) e Francesca.


La mia Anna

I figli di Anna ed i miei (sei in tutto), purtroppo vivono lontani.

Paola, Marco, Enrico, Davide, Claudia (settembre 1997)

Idealmente li abbraccio tutti: Paola, che lotta eroicamente per dare ai suoi gemelli una vita piena e non banale; Marco, che parla poco, ma è una sicurezza per la sua bella famiglia; Claudia che affronta con grande coraggio seri problemi di salute e si dedica molto al suo figlio difficile; Davide che, non avendo avuto figli, aiuta in tutti i modi la famiglia. Senza dimenticare i figli di Anna, Isabella e Edoardo, che lottano con tutte le loro forze per sopravvivere dignitosamente ed utilmente in un mondo che sembra volerli emarginare.

Edoardo, Anna, Isabella (giugno 1979)

Come pure i miei nipoti, ai quali avrei tanto voluto essere più vicino. Forse, per loro, avrei cercato di essere il nonno che avrei voluto avere io, e che non ho avuto. Devo dire che sono tutte brave persone e che solo la distanza ci impedisce, specie per la nostra vecchiaia, di avere contatti più frequenti. Viviamo perciò tra amici del cuore (pochi) ed un mare di buoni conoscenti.

Ed ora, Igino Manfre'. Quando lo abbiamo conosciuto nel 2007 al Cineforum del CSP, era un cinquantenne, un ingegnere vero come dicono alcuni, che aveva un buon lavoro, ma poi la ditta dove lavorava ha chiuso. La libera professione, la crisi... etc. La ricerca di un altro lavoro adeguato alle sue competenze, come per tanti della sua eta' raramente da' i suoi frutti (dice: alla mia età, chi mi si piglia?).
Di qui lavoretti a paga oraria, quando ci sono... Questo sito e' principalmente colpa sua
E’ un curioso della vita, si interessa a tutto, sa fare di tutto ed aiuta tutti coloro che hanno un problema, e gli altri, come me, se ne approfittano. E lui, sempre disponibile, ci onora della sua amicizia e della sua generosità. Grazie, Igino!

Non ho nulla da insegnare a nessuno, ma quello che ho scritto, l’ho scritto col cuore. Spero di poter raggiungere qualche giovane non ancora distrutto da videogiochi e smartphone, o con pantaloni accuratamente sdruciti, e qualche adulto preoccupato, come me, per il mondo che lasceremo a figli e nipoti. Grazie per avuto la pazienza di leggermi, pronto ad accettare possibili (inevitabili?) critiche.

Enrico Castagneri

prima del mio inizio


Questa e' una lettera che mio padre (Guido Castagneri, nato nel 1891 e morto nel 1959) scrisse alla madre il 2 novembre 1918 dopo quattro anni di guerra come ufficiale d'artiglieria (di complemento) in Val d'Astico (vedi dov'e'
su google maps) .

Alla mia nascita mancavano ancora 12 anni.

Merita lo sforzo di interpretare il suo corsivo elegante, ma oggi desueto.
In parte annuncia le stesse cose che due giorni dopo avrebbero fatto parte del bollettino di guerra che annunciava la vittoria (I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo...).

Cara Mamma,
quanti avvenimenti in questi pochi giorni!
Mentre ti scrivo, gli austriaci, anche sul mio fronte, si ritirano a rotta di collo, inseguiti dai nostri; ed hanno gia' fatto tanta strada che i miei cannoni, i quali tutto il giorno han seminato lo sgomento e la morte fra i fuggiaschi, stassera han cessato il fuoco essendo orami il nemico fuori tiro.
Ad ogni momento giungono notizie di cime, di valli, di prigionieri, di enorme bottino preso: l'entusiasmo e' immenso.
Truppe e truppe passano, proseguono verso il nord alla conquista del trentino che ormai non ci sfugge piu'.
Anche noi artiglieri di grosso calibro siamo pronti per partire: non si attende che l'ordine.
Il rumore della guerra sta allontanandosi, lasciandoci una quiete straordinaria, in cui viviamo pieni di stupore, non parendoci vero l'improvviso se non inatteso scioglimento della situazione. Non e' quindi lontano il gran giorno in cui potremo riunirci per sempre.
[..]
Non vedo l'ora di mettere piede a Trento.
Mentre ti scrivo l'orizzonte mi fa vedere i bagliori di innumerevoli incendi appiccati dagli austriaci, intermezzati dalla esplosione di depositi di munizioni.
[..]
Guido

Nella parte finale della lettera si parla di di cose personali (ma non troppo), quali l'epidemia di spagnola, per la quale morirono decine di milioni di persone in Europa (pochi piu' dei morti causati dalla prima guerra mondiale).
Adesso per fortuna il Brennero si traversa a piedi, malgrado alcuni tentativi di costruirci muri (inutili).

particolare della linguetta della lettera


La mia storia

In attesa di scrivere qualcosa di piu' organico in cui inserirle, ecco alcune immagini

I viaggi che abbiamo fatto in Italia Anna ed io


I viaggi che abbiamo fatto in Europa


il camper che ci ha portato in giro per l'europa con Anna, 19 agosto 2009


I viaggi che abbiamo fatto in giro per il mondo: Anna mi ha accompagnato diverse volte quando - come pilota civile - erano previste delle soste piu' lunghe del solito


Io nel 2009 con le montagne che ho sempre amato
(qui le alpi Giulie, vicino Tarvisio)

il mio aereo, l'F84F, al museo di Vigna di Valle

Enrico se ne e' andato il 4 settembre 2019, portato via dai postumi di un infarto
non e' riuscito a festeggiare i suoi 90 anni
in cui era entrato da poco e che - a suo dire - erano veramente tanti